domenica 19 aprile 2009

È morto il vinile! Viva il vinile!

Alcuni giornali di ieri, in minuscoli e quasi invisibili trafiletti, citavano “si celebra oggi il Record store day, iniziativa per salvare i luoghi in cui si vendono ancora i vinili”, o qualcosa di simile. Una sola cosa mi domando: bisognava arrivare a questo punto? Teoricamente, questa giornata dovrebbe consistere anche in un finto recupero di pazienza, da parte dei negozianti italiani (passati da 3000 a 600 negli ultimi quattro o cinque anni), al fine di un loro rinnovato approccio con la clientela, già di per sé ridotta all'osso. Il pretesto, tra l'altro, è anche il recupero del vinile.

Da dove comincio ad incazzarmi?

Prima di tutto, non si sarebbe dovuti arrivare alla commemorazione della capacità perduta, da parte del negoziante, di starsene tranquillamente a disposizione del cliente/amico, dietro il bancone, cercando di proporgli le novità del momento o dischi particolari e poco conosciuti su cui discutere civilmente, allo scopo di maturare una conoscenza magari (e soprattutto) fuori dal proprio ambito culturale. Il tutto in piena sincerità e disponibilità. Sono tutte caratteristiche, queste, che hanno contraddistinto i più amati negozi di dischi per decenni (seppur condannandoli alla chiusura definitiva) e che tuttora non sono concepibili nell'etica metropolitana del megastore, dove uno entra, gira tra gli scaffali senza nemmeno sapere un cazzo su tutto ciò che lo circonda e viene sommerso da prezzi lunatici che solo un folle miliardario potrebbe permettersi (ma nemmeno: i miliardari vanno dietro agli iPod e alle cazzate digitali da fighetti e rottinculofiglidipapà)...senza parlare di quando, poi, si arriva alla cassa e si trova un povero cristo che di voglia di proporti un disco particolare ne ha davvero molto ma molto poca.

In secondo luogo, il recupero del vinile è quanto di più stronzo sia uscito dai cervelli minorati delle case discografiche e, soprattutto, dei megastore metropolitani, secondo i quali un ragazzo di sedici o diciassette anni sarebbe anche in grado di spendere 25 euro (50000 lire!) per una ristampa da quattro soldi. Il bello è che poi, dentro la ristampaccia, trovi pure un pezzo di carta igienica con su scritto un sito internet e un codice per scaricare il disco in digitale (quasi a prenderti per il culo, proprio). A questo aggiungi il fatto che, magari, devi anche comprarti un giradischi per ascoltarlo, il vinile...e lì sono altre bastonate da centinaia e centinaia di euro (ora si sono inventati anche il giradischi che ti trasforma il vinile in mp3 in tempo reale...ma per favore...). E poi ci si lamenta della carenza di cultura musicale e dell'abuso di download gratuiti, molti dei quali scaricati e tenuti a fare la muffa in un computer per anni e anni senza nemmeno aver dato una botta a mezzo secondo della musica che contiene, qualunque essa sia. Vaffanculo: viva le mostre-mercato del vinile, del vero vinile! E viva la gente come noi che il vinile, quello vero, continua a cercarlo forsennatamente anche in culo al mondo. E viva tutti quelli che, come noi, scaricano un disco per vedere se è buono o fa cagare e, se è buono, aspettano che esca in vinile per comprarlo: almeno quello non te lo tirano dietro a cinque euro dopo un paio di mesi.

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