Apprendo proprio in questo preciso istante la tremenda notizia, la più devastante, quella che non vorresti mai sentire giungere al tuo orecchio per nessun motivo al mondo e che stenteresti a credere anche dopo anni e anni: Ananas & Bananas, lo storico negozio di dischi della mia misera città, unico ed ultimo punto nevralgico di riferimento per qualsiasi tipologia di scappatoia adibita a noi appassionati cronici di quello che non può essere considerato altro se non un motivo unico di sopravvivenza, sembra aver chiuso i battenti. Un solo scarno cartello sul vetro della porta di ingresso: "In ferie dal 7 settembre"...non si sa fino a quando...
E allora ci penso eccome...
Ci penso eccome a quando avevo dodici anni e inauguravo i primissimi passi tra gli scaffali colmi di delizie audiofoniche, estremamente timido e assorto nel mio desiderio di spendere tutti i bei soldini dei regali di compleanno in un sano Pearl Jam per le ire ultraterrene della mamma che avrebbe voluto farmeli conservare per chissà cosa...ci penso eccome a Giampiero e a Pino, i miei due grandi maestri, oltre al mitico zio Camillo, che fungevano da "buttadentro" per l'intera mia generazione, al solo scopo di farti sentire un disco, di bere un caffè in tua compagnia e di farti conoscere cose nuove, di aprirti lo sguardo verso orizzonti inesplorati e quanto mai stupefacenti...mica noccioline per una città che è sempre stata solo ed unicamente uno stupido ed incompetente grande paese...
Ebbe si. Ci sono nato e cresciuto in quel negozio. Ma non era semplicemente un negozio, per noi tutti. Era una fonte di salvezza, un vero e proprio centro di raccolta di emozioni, stati d'animo, condivisione di idee e di sentimenti perfettamente descrivibili attraverso le note e le parole di una semplice canzone. La gente veniva da fuori per vivere quei momenti, per respirare quell'aria...
Si marinava la scuola pur di andare a vedere se era uscito l'ultimo lavoro delle nostre band preferite. Si facevano carte false per far arrivare i dischi dei Sonic Youth, dei Motorpsycho, dei Fugazi o degli Unwound, forti dell'illuminazione avuta dai due "santi" un paio di giorni prima. Sarebbero tutti diventati tasselli fondamentali delle nostre tappezzerie discografiche, guardacaso...
Si aveva un'alternativa pura e necessaria durante i piovosi, tristi e plumbei pomeriggi di novembre e dicembre, quando fare i compiti per il giorno dopo diventava davvero una inutile ed insignificante ossessione da fuggire e le pareti della stanza imploravano di fare qualcosa pur di non stare immobili con le mani in mano a contemplare il nulla fissando il soffitto, anche se, tanto, non ci sarebbe stato comunque niente da fare in sostituzione; quando voltare l'angolo tra la sede di Corso Vittorio Emanuele e quella di Via Dante Alighieri significava pregare il cielo pur di riuscire a dare una mano anche solo per portare due dischi da una parte all'altra...ci faceva sentire parte di quel sogno che ci vedeva tutti immersi in un mondo fatto di suoni e parole, all'interno del quale anche noi poveri illusi avremmo sempre e comunque avuto un posto caldo e comodo...
Si aveva la possibilità di non pensare, anche solo per un unico e uggioso pomeriggio, al fatto che non c'era alternativa utile se non quella di dare tutto il possibile pur di assorbire l'energia che migliaia di copertine sprigionavano semplicemente guardandoti entrare attraverso la folta vetrina...
Si aveva la possibilità, per noi unica quanto rara, di non far caso al vuoto in cui eravamo immersi dal momento in cui ci hanno costretto a mettere piede su questo asfalto corrotto, ipocrita ed insensibile...ce ne accorgiamo solo ora che tutto sembra davvero essere finito...
Ora si...è tutto finito...vorrei sapere perchè ma credo di conoscere già almeno alcuni dei motivi principali...
Il primo è, di sicuro, l'onipotente ed onnipresente (dall'alba dell'uomo) sfacciataggine che la gente di questa morta e putrefatta città ha sempre maturato con tanta estrosa vanità: siamo sempre stati un popolo da quattro soldi...senza interessi, senza prospettive, senza obiettivi da maturare nè traguardi da raggiungere. Abbiamo sempre vissuto la nostra inutile esistenza sotto la prosaica filosofia del "che cazzo me ne strafotte", non riuscendo a dare un peso o un valore a tante piccolisisme cose che, però, messe insieme avrebbero costituito un tesoro. Ma potrei scrivere un'enciclopedia su questo...
Il secondo motivo appartiene al più che evidente crollo dell'interesse culturale verso un bene culturale e spirituale, la musica, che viene sempre di più considerato, giorno dopo giorno, come un insulso bene di lusso o come, il più delle volte, un file di merda da inoculare in un lettore multimediale altrettanto di merda per la sola gioia di rendersi più attraenti, più "cool", più alla moda e al passo con questi tempi di merda che mirano solo ed esclusivamente a dar riprodurre coppie di tamarri e puttane da marciapiede in collier per far fuoriuscire, da quell'ormai inutile e rarefatto organo genitale, aborti concettuali tutt'altro che paragonabili a qualsiasi espressione scientifica che si avvicini alla ormai insignificante ed inconcludente parola "vita" . Noi, alla richiesta (all'insulto, in realtà) di un qualunque conoscente "dai vieni nella mia Mercedes che ti faccio sentire come è potente il mio stereo! C'ho tutta la discografia in mp3 dei Pink Floyd" abbiamo sempre risposto e continueremo a rispondere in eterno "No, grazie...m' hai fatto venire voglia di andarmi a risentire il vinile!".
Se, da quando sono in vita, in questa città piove per 300 giorni su 365, riesco quasi ad intuire, soltanto adesso, che si tratti, magari, di un preavviso o di una punizione divina per i nostri peccati di inettitudine e cecità.
Mi chiedo cosa potrà succedere adesso. In cosa si potrà sprofondare più di quanto non si era già inabissati con uno stile di esistenza assolutamente sottoacculturato e vergognosamente falsoperbenista, o comunque ipocrita nella sua sempiterna assenza mentale e nella sua continua e perenne regressione. Si, è vero: già da diversi anni abbiamo imparato a comprare i dischi tramite rivenditori on line. Ma se lo abbiamo fatto e continueremo a farlo è solo per il motivo che capirete immediatamente appena scriverete il nome del nuovo disco del vostro artista preferito nell'apposito spazio sul sito http://www.play.com/ e paragonerete un solo particolare elemento con quello che si riscontra nei negozi e nei megastore oggi (suggerimento: ha a che fare con i soldi).
Mi chiedo cosa sarà questo grande paese senza più nemmeno la sua ultima ancora di salvezza. Vedo buio, tanto buio, più di quello a cui abbiamo già inevitabilmente affidato le nostre vite prima di fuggire verso mete sconosciute pur di ammirare spiragli di luce tanto sognati ed acclamati. Ed ora è davvero tutto finito. Ora si che è veramente tutto morto.
Mi viene da piangere. Perdonatemi se forse non mi sono fatto capire come avrei voluto ma potete immaginare: provo un dolore talmente forte che non mi permette di fare chiarezza su un'anima già di per se abituata al tormento. Personalmente sono in lutto. Ho pensato a quando è stata l'ultima volta in cui ho messo piede al negozio (un mese fa, credo...e già era tutto così spoglio da un paio di anni) proprio come quando viene a mancare un caro e si cerca di ricordare qual'è stato l'ultimo incontro e, per sommi capi, che cosa ci si è detti. Qualunque persona io sia adesso, lo devo in gran parte a tutti coloro che, dal primo all'ultimo, nessuno escluso (nemmeno i pazzi che si fermavano a sbraitare), hanno vissuto con me delle esperienze memorabili (Pino che mi faceva la cassettina di "Kid A" dei Radiohead per farmi capire cosa diavolo si erano messi in testa di fare quei folli...il giorno dopo ero lì che volevo quel maledetto disco e sventolavo l'ultima cinquantamila lire che mi era rimasta...gli aiuti dati il 24 di dicembre, il marinare la scuola, i pomeriggi di salvezza tra un disco e una chiacchiera, e via dicendo fino all'infinito...). Per me che ci sono nato è un pianto interminabile. Ho lottato così tanto per non arrivare a questo punto ma, a quanto pare, ormai ci siamo: vedrò questa città spegnersi lentamente, fino alla fine...fino a quando anche l'ultimo truzzo sarà contento e convinto di aver protetto la sua ragazza troia e noncurante a suon di calci e colli di bottiglia verso un povero stronzo che passava di lì per caso...fino a quando anche l'ultimo saggio sarà estinto e davvero non rimarrà più niente di noi che, tutto sommato, se non altro ci abbiamo provato a sopravvivere...
R.I.P.
Sono bellissime le tue parole. Michele amava questa città, la ama... Il dramma è generale, in vasta scala: la musica è stata "volatilizzata", dopo la trasformazione forzata in bene di lusso...(mi riferisco al caro prezzo soprattutto negli anni '90). La crisi del disco è evidente da tempo...ma tutto va a ricadere in quella perdita generale di identità e di valori che ormai attanaglia imprescindibilmente la nostra società.
RispondiEliminaGianpietro
Quanto è vero, Giampiè...quanto è vero...
RispondiEliminaUn abbraccio a uno dei miei primi maestri...
E la città rimase orfana della cultura musicale... dei rituali di noi fruitori di musica, dell'inconfondibile odore di questo storico luogo. Quando ho letto questo post( viaggia in fb )mi sono sentita vuota, persa ancor di più nel niente che ci offre la nostra città! Grazie per le tue parole!
RispondiEliminaMichela!
Grazie a te Michela...
RispondiEliminaSperiamo di risorgere...
Un abbraccio
ciao stefano,
RispondiEliminasono angelo iermano, il ragazzo che ha creato il gruppo su fb del negozio.
le tue parole sono bellissime e ne condivido ogni sillaba. io li conosco da soli 2 anni, ma ti giuro che mi hanno dato tantissimo. l'ultima settimana sono stato sempre al negozio, mattina e pomeriggo (tant'è che silvia ironicamente mi voleva buttare fuori!)e tra le tante cose, abbiamo parlato anche della mia eperienza con loro: prima di questi 2 anni ero un ragazzino timido, un po sfigato con le ragazze e che di musica poco capiva o niente: partivo solo dall'esperienza di fan dei beatles. adesso invece sono un ragazzo estroverso, con molte amicizie, felicemente fidanzato con una ragazza bellissima (e su questo fronte mi hanno dato consigli preziosissimi!) e soprattutto con un buon gusto e senso critico musicale appassionato di vinili: i primi dischi che presi erano abbey road e il white album, gli ultimi sono stati Flyng teapot dei gong e 'united states of america' (gruppo americano psighedelico, caotico, pieno di suggestionbi e commistioni ai limiti del progressive). anch'io ti rivelo che ho pianto quando me l'hanno detto, poichè io so che con loro posso ancora migliorare tantissimo.
capisco che il tuo è un ricordo sentito poichè più forte e incidente è stata su di te l'esperienza costruita con loro. e mi piacerebbe pubblicare ciò che hai scritto sulla pagina del gruppo e casomai stamparlo per farlo leggere a silvia e michele.
angelo
Ciao Stefano.
RispondiEliminaApprendo l'esistenza di questo blog da un mio amico che ha postato questo tuo scritto su facebook. Forse quel social network non fa solo danni.
Leggendo queste parole mi sono salite le lacrime agli occhi, perchè sei riuscito a tradurre perfettamente un pezzo di vita di una ragazzina un po' matta, non sempre a suo agio in quel del liceo classico dei Cappuccini, che non ha mai avuto amici "in" ma una famiglia con tanti problemi non le mancava mai, e che trovava un po' di luce in quei pomeriggi passati a spulciare tra gli scaffali in compagnia del mitico Pino. Quanti ricordi...
Lì è nata la mia discografia dei RHCP, acquistata con i sudati risparmi. Ho sempre preferito Anthony al vestito firmato.
Lì il mio amico Mario mi faceva ascoltare Marilyn Manson, e ho comprato i biglietti del mio primo concerto (De Gregori a Bn, rimandato e mai rimborsato, perchè era l'11 settembte 2001).
Lì ci ho portato la mia mamma che quasi sveniva a vedere uno degli abituali clienti pieno di tatuaggi, ma voleva a tutti i costi la raccolta di De Andrè. ..
Scopro la notizia della chiusura proprio qui, tra queste righe, e non mi va giù. Se c'era un posto che poteva salvare i ragazzi di Avellino, era quel negozio. E adesso? Chi si occuperà di loro? Chi li porterà via dal "tunz tunz" della vuota techno?
Che amarezza.
Rosaria Carifano
Giro per le strade della mia città, vivo e respiro l'aria di questo posto, sono a tutti gli effetti un'avellinese, eppure nn riesco a sentirmi parte di questo luogo..eppure tra 10 anni riesco a vedermi solo lontano da qui..ricordo quando qualche tempo fa anche gironzolavo per gli angoli di questo semplice negozio di cd..ed ogni scusa era buona per uscire di casa e rifugiarmi lì solo per dare un'occhiata veloce senza dire una parola e invece restavo lì anche un'ora intera..lì ho comprato quel cd dei nirvana che ancora oggi ascolto come se fosse il tesoro più prezioso..spendevo quei pochi soldi che avevo messo da parte, tornavo a casa con il sorriso sulle labbra e il portafogli vuoto..e la vedevo l'espressione di mia madre che nn diceva niente ma che in fondo pensava " ma non ti potevi comprare un vestito?"..hai scritto davvero cose stupende...
RispondiElimina..Veronica...
Grazie a voi tutti...
RispondiEliminaPurtroppo ragazzi il decadimento culturale italiano non è appannaggio solo di Avellino. A Siracusa la cultura è stata sterminata da anni, sotto il cemento della periferia dei centri commerciali per appalti dati in cambio di altri favori che altrimenti la città non si sarebbe potuta permettere. E così ci hanno comprato i francesi dell'Auchan, l'Emmezeta, Il Carrefour e ora se ne aggiungono altri 2 in una città di 150mila abitanti. Tutto questo mentre i negozi del centro storico che restavano aperti a forza di sacrifici, cominciavano pian piano a chiudere i battenti. E così se ne vanno tutti. Posso dire che fortunamente ci sono ancora delle bellissime librerie storiche nella mia città (a volte riuscivo a trovare testi che a Roma dove risiedo mi viene piu' difficile trovare nelle normali librerie), dei caffè letterari laboratori culturali di generazioni o bar anche semplici bagagli di risate lontano da quelli pieni di tv al plasma 90 pollici ecc ecc.
RispondiEliminaNon so che dirvi indubbiamente, questa seconda repubblica si è rivelata piu' spazzatura della prima, almeno la prima repubblica aveva creato gli italiani e l'italiano, regalarci le gesta di eroi storici che avevano in mente un altro paese, questa è stata capace di sfornare in questi 20 anni solo ignoranza e prostituzione intellettuale. Benvenuti nel paese delle Banane o per dirla alla siracusana dei "mao mao". Saluti affettuosi.
Alessandro
La mia passione per la musica è nata prima di Ananas & Bananas ma quel posto magico ed i suoi magici proprietari ed amici mi hanno dato una grande mano ad affinare i gusti, a mirare le scelte, ad apprezzare i consigli. Non è un negozio che chiude, è un centro culturale che se ne va, riferimento di vecchie e nuove generazioni di appassionati di buona musica, buone letture e buon vino. Disorientarsi da ora in poi sarà inevitabile e triste.
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