mercoledì 3 giugno 2009

Male che va, saremo compagni di cella in manicomio...

Che bello vedere che non sei il solo a sclerare! Che gioia sapere che forse non sei poi così pazzo come credono, almeno non per chi sente di voler condividere con te alcuni suoi pensieri.
Non so come sia nata la cosa ma, un paio di giorni fa, reduce da un periodo di alti e bassi, mi ronzava in testa una canzone che ascoltavo sempre da ragazzino. Si tratta di "Venderò", di Edoardo Bennato, un brano a dir poco meraviglioso, dotato di un testo che definire commovente è poca cosa. I suoi primi due o tre dischi, per quanto mi riguarda, sono da considerare eterni e, perché no, a tratti profetici. Poi si è venduto e vabeh, nessuno è perfetto. Questa canzone, in particolare, parla di rassegnazione sinceramente rabbiosa, di sconfitta non ancora subita e saldamente esorcizzata: è quanto di più attuale possa essere stato scritto in musica da trent'anni a questa parte. Ascoltarla a ripetizione, in questi giorni, mi tiene compagnia, mi fa pensare un po', mi tiene sveglio e, soprattutto, mi dà molta forza.
Sul fondo, inserisco il file di youtube che ne contiene l'audio. L'ho postato su quell'inutilità di facebook, tanto per esprimere uno stato d'animo (o meglio: tanto a chi vuoi che freghi una sega...), e ho allegato una citazione presa dal testo della canzone stessa: "Venderò la mia rabbia a tutta quella brava gente che vorrebbe vedermi in gabbia e forse allora mi troverebbe divertente...". L'ho fatto così, tanto per condividere un'idea senza, però, avere la speranza di ricevere commenti costruttivi. E invece...
...e invece, a commentare il link che ho postato è stato Matteo, un mio buon amico di Avellino, con cui non ho mai stretto rapporti eccessivamente stretti ma per il quale nutro un profondo affetto proprio per il suo quoziente intellettivo. Matteo, chiamato Matthew da noi amici (non ne conosco il motivo...magari in onore al Bellamy dei Muse...boh...), è un ragazzo di non molte parole ma, quando parla, parla bene.
Ne è nato un piccolo dialogo. Ci tengo a riportarlo qui di seguito.
Si parte, quindi, dalla citazione: "Venderò la mia rabbia a tutta quella brava gente che vorrebbe vedermi in gabbia forse allora mi troverebbe divertente...".

Matteo: .. E se NON volessero comprarla?...

Stefano: Se non volessero comprarla sarebbe forse peggio perchè si esprimerebbe una definitiva noncuranza anche verso il disprezzo più oscuro che, in effetti, dovrebbe far preoccupare almeno un po'. Come va, Matthew! Che si dice?

M: Non la comprano perchè la "brava gente" è occupata a vedere Maria De Filippi!... Sono distratti... Per me più che "dire" vedo!... Buio! Troppo! E a te?

S: Sono cinquant'anni, ormai, che si sta scavando il fondo perché si è convinti di non essere poi così in basso, Matthew. Non oso immaginare (forse non voglio) cosa sarà delle nostre vite fra dieci anni. I governanti dei nostri nonni, anche se nell'ipocrisia, avevano comunque creato qualche minuscola base per un futuro, e i nostri padri hanno cercato di sfruttarle al meglio delle loro possibilità: qui, oggi, vanno avanti sempre gli stessi, lo sai, e se non sei come loro non sei nessuno. La nostra generazione è nata per lottare contro questo...ma vedo che non ne ha il coraggio. Prendi per esempio il casino successo qui per la riforma Gelmini: dove sono finiti tutti?! Già non se ne parla più. Prendi tutte le lamentele di chi si incazza, giustamente, nello studiare sei libri per 4 crediti formativi del cazzo: alla fine lo fa comunque perché non ha le palle di andare dal rettore o dal professore, schiaffargli il regolamento sotto il muso e dirgli "Stronzo, sai leggere? Per 4 crediti formativi non si devono superare le 400 pagine assegnate, pezzo di merda". Questo è solo un esempio stupido per capire quanto siamo deboli e quanto ci stiamo facendo e ci faremo sfruttare senza dire niente per paura di perdere un posto o una possibilità. Ma si nasce anche un po' per mettersi in gioco, no? Se no che senso ha campare all'ombra e alla vigilia di se stessi?
(...forse continua...)

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