domenica 12 gennaio 2014

Indagine del Mibact sul diritto d'autore? Te la faccio io aggratis

Leggo sul Fatto Quotidiano questo articolo:

Famme parlà un secondo.

Dunque.

La risposta, se proprio non ci arrivi e se proprio vuoi fare questi cazzo di studi e indagini di mercato, te la diamo noi (io in qualità di semplice ma consapevole consumatore) e (pensa un po') aggratis (nun sprecà soldi inutili):  

SI.

Sì, scarichiamo come caimani certi dischi e certi film per approfondire, conoscere e studiare (in un paese completamente rimbambito dai grandi fratelli e dal Marco Mengoni di turno, che dello studio e della conoscenza se ne fa un dildo) la storia e l'essenza totale di Musica e Cinema non avendo un centesimo in tasca (non sempre e per forza per colpa nostra!) ma tanta e tanta fame (oltre che biologicamente nutrizionale) di conoscenza e ampliamento cognitivo personale (dovreste solo ringraziarci, per questo, e puntare su di noi per uno straccio di servizio culturale pubblico). Sì, personale, per cazzi nostri. Non vendiamo niente, non lucriamo su niente, non rubiamo niente. Non lo abbiamo mai fatto, non lo facciamo e mai lo faremo. Fatti un giro tra i veri pirati, se hai il coraggio. Là devi andare, vai. Tassa (non chiudere: tassa!) seriamente i siti che il download o lo streaming gratuito (tranne per i programmi open source) lo offrono a iosa. Che mi dici di Youtube, prima piattaforma al mondo in diffusione di cinema e musica a contenere interi dischi e film? Eh?! Quelli sì che pigliano qualcosa con tutti gli sponsor/spam a cui si appoggiano (vedi la dittatura pubblicitaria proprio di Youtube ad ogni singolo cazzo di video).

Ma ti dirò di più. Per esperienza personale, almeno. Quelli che scaricano di più, per larghissima parte, sono sempre e comunque quelli che poi trovi nei negozi a farsi il carico di dischi che gestori vari hanno messo in economica a prezzi stracciati. Perché fate sempre finta di non capirlo ma il problema è e resterà sempre quello: il fottuto prezzo, presa per il culo colossale nei numerosissimi casi (guardacaso maggiormente attinenti ai contesti "major") in cui la stessa edizione dello stesso disco vede dimezzare il suo prezzo dopo nemmeno un mese di vita sugli scaffali. Poi vieni a piangere sulla spalla dei contribuenti per entrambi i settori perché sono in crisi. Prova un po' a non costringere i riveditori e gli esercenti, soprattutto privati (dei megastore e dei multisala ce ne fottiamo altamente), a dover tenere certi prezzi o i soliti film del cazzo per sperare in qualche biglietto. Provaci e poi ne parliamo seriamente. Se vuoi imparare qualcosa in merito, fatti un giro in Inghilterra attraverso www.play.com e poi vieni a casa che ti offro un grappino, ti faccio vedere le mie diverse centinaia di dischi (anche in vinile, con alcune prime stampe; compro soprattutto dischi dall'età di 13 anni), ne scegli uno o due e ce li godiamo in santa pace.

Dilemma, in fin dei conti: qual è (e dove sta) il vero valore di un disco o un dvd?

Chiediti questo e arriverai anche tu a capire (per quanto ti voglio bene perché ce ne fossero di persone come te, sia chiaro) che non sarebbe mai stato così difficile venire incontro alle esigenze della gente seria, se solo qualcuno ci avesse pensato subito invece di masturbarsi facendo anatema perchè "comandiamo noi" e "l'evoluzione tecno-economica la decidiamo e direzionamo solo e soltanto noi".

Non è vero che la gente (sempre quella seria) non ascolta musica, non legge o non vede film (lasciamo da parte la letteratura che se no sono falli agrodolci). I dati delle vendite e degli ingressi in sala servono a ben poco perchè presi in maniera sbagliata su campioni sbagliati.

Se poi vuoi tassare noi per quel poco che basta, fai pure. Forse, se non altro, cominci a capire qualcosa. Spero.

E togli di mezzo quella stramaledetta Siae o riformala veramente, perché così com'è paga sempre e solo i soliti noti. Parola di un iscritto, almeno per la tutela di un'opera.

Stammi bene.

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