venerdì 13 novembre 2009

New born: Camarillo brillo!


Quasi quotidianamente, l’ottimo “vate” zio Camillo mi telefona verso le ore serali, poco dopo il suo rientro a casa dai meandri di Casoria, Napoli, dove detiene con tutto rispetto un responsabile e diligente posto di cassiere presso la Banca della Campania. Le argomentazioni variano tra il musicale e il gastronomico per poi sfociare deliberatamente, a ruota più che libera, sulle immortali imprese che l’ Air Avellino sta compiendo sul parquet in una annata che si preannuncia di fuoco e, magari, almeno da semifinale scudetto come i bei tempi di un paio di anni fa. È un periodo strano, d’altra parte, perché il nipote, incredibilmente, sta vincendo sullo zio per due a zero, per dirla tecnicamente: da un paio di mesi, cioè da quanto li ha voluti sentire dal vivo a San Francisco durante la sua ultima vacanza oltreoceanica, allo zio piacciono i Porcupine Tree (tempi addietro diceva “ma che ti senti, lurido zotico di un nipote, questi fanno solo bordello gratuito”); in più, lo zio è anche capitato tra le mura de L’Orcagna, rustico ma pregevole ristorantino presso il quale il sottoscritto si reca spesso, col suo branco di amici, nei suoi soggiorni avellinesi. Che il maestro si stia “stefanizzando”? Probabile, anche se non si sa fino a che punto gli convenga effettivamente. Forse vuole solo vedere come campa quello sventurato di un nipote maledetto. Comunque sia, con queste attenuanti, è sulla buona strada.

La telefonata di ieri sera portava nella bottiglia due messaggi, uno buono ed uno cattivo: quello cattivo riguardava la scomparsa della madre di Silvia, moglie di Michele Acampora, alla quale preferirei esprimere di persona tutte le mie più sentite condoglianze; la coppia ha gestito per decenni il negozio di dischi da poco chiuso (di cui ho già tanto parlato in precedenza) nel quale sono cresciuto. Dispiace tantissimo dal momento che conosciamo tutti l’amore incondizionato che entrambi hanno verso le rispettive famiglie. Quello buono, invece, consiste in un fatto che mi riempie di gioia e di speranza verso una città che, almeno con questa piccola spinta, può mirare alla cura di almeno una delle mille sue cellule tumorate.

Trattasi, udite udite, della prossima riapertura di quello che fu Ananas & Bananas per opera proprio di Silvia e Michele. Il nome dovrà, per forza di cose, cambiare e, in lista, sembra prevalere quello di “Camarillo Brillo”, titolo di un celebre e devastante pezzo del dio Frank Zappa, contenuto nell’eclettico album “Over-nite sensation”, nonché denominazione principale della trasmissione radiofonica che lo stesso Michele tiene periodicamente presso le frequenze, se non ricordo male, della locale Radio Punto Nuovo. Come può, questa notizia, non stampare un sorriso a settecentoventimila denti sulla pur poco rimirabile faccia di chi vede risorgere praticamente se stesso con una forza di volontà, di animo ma soprattutto di amore e passione davvero con pochi precedenti storici? A detta del direttamente informato zio Camillo, il locale avrà una capienza leggermente inferiore rispetto a quella del suo predecessore, ma sarà dotato di un piano sotterraneo che ne garantirà la prosperità e la varietà di scelta e selezione dei prodotti, si suppone. Il tutto in via Mancini, in un locale poco distante dal vecchio Municipio.

Riempie davvero il cuore di speranza (più che altro fa tirare un profondo sospiro di sollievo) questa tanto attesa e desiderata notizia. Certo, non sarà per niente facile dal momento che il luogo di riapertura non è più situato in pieno centro, anche se la zona credo resti comunque molto alla mano, ma ci voleva, davvero, alla faccia di una città che continua a fottersene caparbiamente dei suoi veri e devoti abitanti, gente che ha sempre lottato e continua, ininterrottamente, a stringere i denti per fare di quattro gatti un mucchio di persone vicine all’essere competenti anche e soprattutto nelle più elementari ed indispensabili metodiche di vita sociale. Michele sa, sonda, studia, misura, sente, vede e deduce, senza la minima difficoltà, che l’unico punto focale delle sette note, in un minuscolo capoluogo (grande paese) come Avellino, non avrebbe mai potuto lasciarsi sopraffare in un modo così atroce ed ingiusto, senza un motivo valido, senza una spiegazione verificabile.

Spero di riuscire essere presente (non posso garantire mai niente, ahimè) ad una eventuale inaugurazione, magari anche per girare un paio di riprese da poter conservare ed eventualmente mostrare a chi magari vuole sapere quale possa essere una plausibile definizione di passione per qualcosa che non è solo musica ma una vita intera, con tutti i rispettivi, dettagliati ed ermetici significati.

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