sabato 21 giugno 2014

A me non piace il calcio ma il "pallone". E non ti sopporto se...



Io non sono nessuno, ma mi stanno coerentemente sul cazzo:
- coloro che perennemente, costantemente, eminentemente, beffardamente e puntualmente sparano a zero contro gli azzurri tra mondiali ed europei. Durante le qualificazioni dove eravate? Sentivo la vostra mancanza e ci sarà pure un motivo se scegliete di parlare proprio adesso;
- coloro che se la nazionale fa cagare dovete abbozzare tutti quanti perché non è altro che lo specchio e l’emblema del vostro fottuto vizio fascista italiota beota di cantar vittoria o piagnucolar sconfitta immeritata, quando un certo vero fascismo sarebbe, forse, anche un po’ quello di una visione oltranzista secondo la quale chi guarda la nazionale (o la Roma, o l’Avellino o il Pizzighettone), e gli farebbe anche un po’ piacere qualora questa cercasse di segnare un mezzo gol, è un pezzo di merda imbecille e ignorante che non pensa mai ai problemi seri del paese che poi, per carità, devono per forza essere anche i suoi e soprattutto adesso, ora, mò, proprio mò, se no non va bene, errore blu, anatema;
- coloro che, in tutto questo, offendendo in maniera totalmente gratuita chiunque sempre e solo dal pulpito di uno schermo di computer in direttissima sulle pagine di un social network di massa e senza nemmeno tutto questo grande costrutto filologico (fatta eccezione per alcune battute veramente stupende che, da questo punto di vista, sì che si avvicinano moltissimo al vero scopo del mio discorso), dimenticano, ma forse nemmeno ne sanno un punteruolo di cazzo del fatto che qualcuno, dopo essere passato inosservato o incompreso proprio alla loro generazione di facce di merda accannate che altro non han saputo fare se non spararsi seghe mentali (e non) finendo per rovinare definitivamente me e la mia fottuta generazione anche sulla scia stuprata delle sue divine parole (chepoitantoicazzisonoimieiinunduemilachenonesisteenoncertosoltantopercolpamia), il gioco del calcio, malgrado fosse tutto un altro mondo a quell’epoca, lo aveva visto come lo vedo io e non soltanto io ancora oggi, cioè così: http://www.storiedicalcio.altervista.org/pasolini_calcio.html.
A me (e a tanti come me, credetemi) non piace il calcio, piace il “pallone”. Siamo d’accordissimo su tutti i discorsi giustissimi di soldi, crisi e primedonne, nella maniera più assoluta (anche se, in verità, molti di voi li ho visti a cene, aperitivi un po’ così e pianger miseria economica, sociale e intellettuale quando invece, in fin dei conti…ma poco importa, peccato solo per quelle persone che, invece, reputavo luminari e poi, su certe cose, mi continuano a cascare come bambini capricciosi). Di quei discorsi possiamo farne quanti ne volete, anzi ne abbiamo fatti talmente tanti da sfiorare un’enciclopedia di luoghi comuni anche alquanto fastidiosa. Ma se proprio non arrivate a capire quella differenza fondamentale tanto nel gioco quanto nel suo senso nel corso di un’esistenza individuale (in questo caso la mia, che comunque non fa così tanto testo, ovviamente), beh, mi dispiace ma non posso fare proprio niente per voi. Oserei dire, anzi, che una certa ristrettezza mentale è proprio la vostra, signori cari. Certe volte, i fascisti beoti che tanto vi osannate ad additare siete proprio voi. E io vi disprezzo alquanto, almeno in quei frangenti.
Sì, proprio così. Perché a me non fotte un cazzo se la nazionale vince o perde. Se è per questo io, a sto giro, tengo Honduras come nel 1998 tenevo Marocco. A me interessa vedere belle o (sublime del sublime) ignorantissime partite nell’ambito dei miei due sport preferiti in assoluto (“pallone”, non calcio, e “pallacanestro”, non basket). Ma soprattutto, a me non fotte un cazzo di voi e delle vostre turbe filo-psicotrope. Siete soporiferi, noiosi e irritanti ma soprattutto prevedibili, privi di quel pur minimo barlume di fantasia o estro poetico che tanto vi affannate ad aggiudicare. Fate e dite quello che volete da qui all’eternità, tanto siete sempre davanti ad uno schermo, qua intorno non vi sento e non vi vedo mai.

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