giovedì 10 settembre 2009

Ananas & Bananas R.I.P... Avellino R.I.P... parte 2: le risposte

Dopo aver scritto ilpost sulla drammatica chiusura di Ananas & Bananas, ho pensato ti farlo leggere ad un paio di testate giornalistiche irpine anche solo per mettere al corrente i redattori della situazione. Il Mattino, l'edizione campana, lo ha pubblicato sul suo sito internet: sono giunte diverse risposte, alcune anche lievemente contrastanti. Le riporto di seguito.

1. Caro amico, mi associo al tuo dolore ma ti conforto dicendoti che ormai i nostri tanto cari ed amati negozi di dischi sono scomparsi un po' in tutta italia. Vedrai che tra un decennio,quando le mode torneranno, rivedremo riaprire ad uno ad uno i nostri cari rifugi musicali e negli scaffali riappariranno i nostri bei dischi i n vinile 33 e 45 giri e perche' no anche i mangiadischi perche come gli ipod anche loro saranno un fenomeno da cult.
2. Purtroppo la tua mail, è la conferma di quanto sia in crisi il mercato della vendita della musica "al minuto". Molti sono abituati a scaricare brani da internet, a masterizzare il cd dell'amico o ad accontentarsi della bestemmia degli mp3. E' inspiegabile, il piacere che si prova a scartare il nuovo album del proprio gruppo preferito, magari atteso da tempo, ad annusare l'odore del libretto interno, a godere del primo ascolto del nuovo acquisto, magari sperando che ciò che si sta scoprendo sia di nostro gusto. E poi ascoltare e riascoltare ancora, fino a conoscerne ogni secondo e magari fissando ad ognuno di questi un ricordo, una sensazione.In prov. di Brescia dove vivo, di negozi di musica ne sono rimasti ben pochi, non mi resta che recarmi in qualche grosso centro commerciale, sperando di trovare esposto ciò che mi interessa, altrimenti l'unica via resta l'acquisto on line, meno poetico. A Napoli, mia città natale, ne restano poche di queste realtà e con i miei amici, il negozietto di dischi lo vivevamo come te. Saluti
3. Premetto che sono completamente d'accordo con l'autore sull'importanza socio-culturale di quel posto e delle persone che vi hanno lavorato (Gianpietro e Pino grandi persone). Premetto che sono in lutto come tanti. Ma permettimi di sottolineare che (come dicono i due commenti) ormai i negozi di dischi "sono scomparsi un po' in tutta italia" e non solo nel peggior posto del mondo in cui ritieni di vivere. Le dinamiche economiche del mercato della discografia (e quindi di un negozio di dischi) nulla hanno a che vedere con la realtà in cui vivi e del quale parli ingenerosamente. Parli di "...onnipresente sfacciataggine che la gente di questa morta e putrefatta città" ha sempre maturato con tanta estrosa vanità. Non è vanità venirlo a scrivere qui? non è sfacciataggine definirla morta e putrefatta oppure scrivere "potrei scrivere un enciclopedia" come se fossi il detentore del sapere? "Caro" concittadino l'atteggiamento è sbagliato, ne sento tanti come te lamentarsi ma poi non fare niente di propositivo. N.B. Un esempio: dopo una recente serata di musica organizzata da ragazzi per ragazzi, 2000 persone, artisti da tutta italia, in un parco mai utilizzato etc, ho sentito gente lamentarsi il giorno dopo perchè il panino era freddo....Ma che volete il sole e la spiaggia vista in TV? Trasferitevi!
[nota mia: deficiente...è proprio di questo che sto parlando, dell agente che si preoccupa del panino...vanità? No, caro mio: è nervosismo nel vedere una città che amavo essersi trasformata in un covo di truzzi! ...è tutta questa gente che ha lanciato la moda del "che cazzo me ne strafotte" dando il la alla noncuranza generale. Apri un po' di più gli occhi. Certo che posso scriverti un' enciclopedia su tutto quello che ho visto e che continuo a vedere. Fare qualcosa? E che cazzo vuoi fare?! Chiunque parli lo fa come se fosse di fronte ad un muro! Comunque sia, staremo a vedere dove andrà a finire quella che rimarrà sempre e comunque la nostra città. Ciao e grazie]
4. Questa denuncia rende perfettamente, anche se in termini particolarmente forti, lo stato di bassa cultura che vive la nostra Aellino. Sono uno dei fan di Ananas e delle persone che lo hanno diretto, di quelle che l'hanno amato. E di conseguenza sono una persona che compra i dischi e, ancor più conseguenzialmente, sono una persona che la musica la ascolta e lo fa con una certa sensibilità. La crescita smisurata dei vari mp3, wma... (perdonate la mia ignoranza) ha sicuramente messo al tappeto un mondo che viveva solo di tradizione e poesia, quella del rito del disco, rito che, l'amico che ha fatto la denuncia (sicuramente ci conosciamo :-)), ha voluto benevolmente descriverci. Il cartello davanti al negozio sul Corso lo abbiamo letto tutti ma sicuramente nessuno ha voglia di crederci. Tutti abbiamo pensato "magari stanno solo facendo l'inventario e non sanno quando finiscono" oppure "stanno sicuramente ristrutturando". Certo è che il colpo al cuore è stato inevitabile! Non lasciamo questa nostra città in mano ad una cultura musicale che non va oltre il neomelodico del cazzo. Chiedo a tutte le persone di spiccata sensibilità di rialzarsi e combattere tutti insieme una guerra che potrebbe anche essere inutile ma innegabilmente rumorosa, al fine di scuotere le coscienze sopite sia di chi è stanco di combattere sia di chi non ne ha mai avuto il coraggio! Viva Ananas & Bananas!!!
5. Impossibile dimenticare i pomeriggi e le mattinate dal mitico pino, probabilmente senza di lui la coscienza musicale del quattordicenne che ero allora non si sarebbe mai sviluppata. Grazie pino e grazie Ananas.
[ma ecco che arriva LUI]
6. Mi chiamo Giuseppe 'Pino' Capossela, commesso di Ananas & Bananas dall'agosto 1997 all'ottobre 2005, chiamato a sostituire Gianpietro Verosimile, nella difficile gestione del punto vendita di Via Dante. Uno tra tanti. Paure, incertezze, fobie alla ricerca della 'formula' giusta. Un'unica certezza: 'quando sembra impossibile... è ancora più bello'. 'Allevato' da Michele a suon di rock... aiutante natalizio di Silvia. Paure: i primi giorni in via Dante, l'ombra immensa di Gianp, un faro, una guida luminosa nell'alt-rock, nell'indie e... U2. La diffidenza dei clienti: entravano... un occhio e... via. Fobie: non riuscirò ('se non conosce Keith Jarrett, lei non dovrebbe nemmeno entrare in un negozio di musica, e ci... lavora'). Ho studiato: di notte, di giorno. A divorare riviste, l'Enciclopedia del Rock, le recensioni dei quotidiani, a macinare info grazie a Voi tutti: altro che internet! Figlio di un operaio e di una casalinga e... 'non possiamo permettercelo: un giorno...'Ho dato l'anima, il cuore. La lenta consapevolezza del 'nulla è impossibile': grazie a Voi tutti, A&B è volato altissimo, punto di aggregazione e riferimento musicale e culturale di una città sempre più spenta e carnefice dei suoi figli. E quante gag: storie, umori e sensazioni di una generazione che è cresciuta.L asciai per una sfida. Oggi: passando per il CVE [ndr: corso Vittorio Emanuele], un cartello: un vuoto, una tristezza. Ma una certezza: A&B vivrà dentro di noi, per sempre. Perché è dentro di noi.
7. Sono amareggiato. Con la chiusura di Ananas & Bananas va via un altro pezzo della mia e della nostra gioventù. Oramai è una reiterazione, non passa mese che non giunga notizia della chiusura di un negozio di dischi. Nelle più grandi città del mondo come nelle piccole realtà di provincia, in Italia e all'estero. Per fortuna ho avuto modo di vedere il Megastore Virgin di Times Square a New York, poco prima della chiusura: un simbolo della musica nella Grande Mela che ha chiuso definitivamente i battenti. Mi è dispiaciuto sapere della chiusura di Nannucci a Bologna, dove spesso ordinavamo i dischi per la radio. Mi auguravo potesse resistere Ananas & Bananas. Certo la chiusura di questo negozio è più difficile da digerire. Ripeto va via un pezzo di me. Ricordo la cura di Michele Acampora nello scegliere e selezionare i dischi appena arrivati. La curiosità e la passione nella selezione della musica da proporre ai clienti e da passare per le radio locali. Tutte cose che con il tempo stanno finendo. Un Abbraccio affettuoso a Michele, che so non potrà colmare il vuoto ed il buio che avrà dentro. Credo però, che la colpa non sia da attribuire solo alle nuove tecnologie che hanno di fatto sostituito i vecchi dischi, ma anche e soprattutto alle notevoli tasse ed imposte che ancora si pagano sulla musica per l’acquisto di un cd. Mi chiedo: non sarebbe ora di ritornare alle vecchie buone abitudini? Flaviano Di Grezia (ex editore radiofonico Radio Onda Verde – Radio Emme)
8. Mi trovo d'accordo con quanto scritto dall'utente Marco, compreso il fatto che la scomparsa di A&B mi ferisce molto, anche se, come credo è per molti di noi, non giunge inaspettata, in quanto molteplici erano i segnali che stesse per avvenire: artisti di primo piano mancanti, poca voglia di fare ordinazioni, la chiusura della sede di Via Dante, ecc. Il modo di fruire la musica è cambiato e la conseguenza, come ti è stato detto da altri, è che tantissimi negozi di musica sono scomparsi; ripetendo che non si tratta certo di una notizia positiva, va anche detto che i nuovi canali di distribuzione hanno permesso anche a me, che devo ad A&B gran parte del mio interesse per una certa musica, di scovare nomi e tendenze musicali che mai avrei potuto trovare tra le mura del nostro amato negozio. Non credo che la situazione di questa città sia drammatica come la descrivi: quantomeno non è diversa da quella di tantissimi altri luoghi, ma non credo che migliorerà finché l'atteggiamento di chi si tira fuori dall'intruglio della massa sia quello che mantieni tu; per carità, anche io tendo a tenermi molto fuori da un certo "giro" di idee e maniere, ma lo faccio in maniera più silenziosa e rispettosa delle altrui scelte. Ciò detto, è massimo per me il rispetto del tuo dolore, che è anche il mio, e delle tue idee, ma credo che, una volta metabolizzato questo "lutto", capirai l'errore nei toni troppo forti e privi di speranza: sono certo che, anche grazie ad A&B, hai ben modo di essere vivo.
[Caro, rispetto le scelte altrui eccome, ma non se feriscono a morte tutto quello che non ha colpa di essere ferito. Ossequi]

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