Sarò brevissimo - praticamente lapidario - perché queste cose, ormai, non meritano più nemmeno mezzo secondo di tempo ed energia. Chiunque voglia continuare a sprecare tempo e forze per nulla, al contrario del sottoscritto, è liberissimo di farlo.
Comunicazione via sms appena sostenuta (perché non una telefonata, poi, non lo capisco...vabeh):
Matteo di redazione X - "Ciao Stefano. Mi chiamo Matteo e mi occupo dei redattori della redazione X. Ho esaminato il tuo profilo e posso dire che potresti rientrare nei nostri piani. Prima però vorrei specificarti qualcosina e spiegarti come si svolgerebbe il lavoro. Innanzitutto siamo una redazione giovane ma già ben affermata. Puntiamo a garantire un'informazione veritiera; per noi la corrente mediatica non esiste, una pista diventa reale dopo tre indizi e non dopo un titolo di giornale! Ogni mattina e poi di ora in ora quando ci saranno notizie importanti saranno date sul gruppo per facilitare il lavoro di stesura/battituradegli articoli da parte dei redattori. Il progetto è molto bello però purtroppo non è prevista una remunerazione. Ecco qui. Cosa vuoi fare tu? Dici che potremmo iniziare la collaborazione?"
Io: "Ciao Matteo. Inizierei volentieri la collaborazione solo se ci fosse una normalissima retribuzione. Il lavoro si paga senza scuse. Questa situazione deve finire. Perciò se mi paghi lavoro per te, altrimenti grazie lo stesso e saluti".
Matteo di redazione X: "Redazione di giovani che credono in un progetto. Questo è! Poi penso ci siano modi e modi...Buona giornata ed arrivederci"
Io: "A mio modo dico solo che il lavoro si paga. Anche poco ma si paga e anche con quello online la possibilità di farlo c'è. Buona ricerca".
Appunti - XXI century keywords:
- giovane
- affermato
- informazione veritiera
- PROGETTO
La vostra fine sarà il mio inizio.
Il problema subentra anche quando invece di "giovane" c'è "autorevole". E sarà sempre peggio. Anche perché se prima fare il giornalista era considerato un mestiere facile (in fondo, si tratta solo di "scrivere", no?) adesso lo è ancora di più. I siti si scopiazzano tra loro e l'unico contenuto originale che producono è qualche pseudoeditoriale che ha la presunzione di fornire il punto di vista del "giornalista" (ma chi è? ma che esperienza ha? a che titolo parla?) in merito a qualche questione, provocando sugli indizi e senza fornire alcuna chiave di lettura. E al pubblico di oggi, che condivide dal titolo e non legge il contenuto, questo giornalismo sta più che bene, anche perché è valutato in base alla concordanza di idee e non alla qualità. Se già lo scenario era triste quando bazzicavamo i cartacei, adesso pensare di essere pagati regolarmente con un online è pura utopia. "Eh ma siamo nuovi/giovani/intraprendenti, se non possiamo pagare come facciamo?". Facile. CHIUDETE. Non l'ha ordinato il medico che tutti quelli che VOGLIONO fare i giornalisti poi DEBBANO effettivamente riuscirci. Io se voglio un vestito ma non ho soldi per comprarlo, non entro nel negozio e dico "poi ti pago". Semplicemente non lo compro. Allo stesso modo, non la avvierei mai un'impresa (perché un giornale è un'impresa a tutti gli effetti) senza poter pagare chi lavora per me. E non se ne venissero con la scusa della "pluralità dell'informazione". Quella è sempre stata garantita (se la sai cercare e valutare). Molti giornali sono solo il frutto di attacchi di megalomane vanità di chi non ha trovato spazio altrove, e nulla più.
RispondiEliminaRosaria Carifano
(commento su Fb al post)
Non mi nascondo dietro un dito: lo sai, anch'io ho cominciato accettando di non farmi pagare. La differenza, però, (oltre alla embrionalità del periodo in cui si partiva) sta nel fatto che quelle persone, dopo, hanno fatto anche qualche carta falsa per aiutarmi a crescere professionalmente e diventare quello che sono (per la cui cosa, senza la mia non minore predisposizione, niente di tutto questo sarebbe stato possibile, sia chiaro) e tutt'ora mi stanno aiutando - oltre che professionalmente - anche economicamente senza alcun problema (nei limiti possibili, cioè comunque estremamente corti). Nel caso espresso qui (che resta sempre migliore di alcuni annunci per uffici stampa che chiedono di fare anche le pulizie), ho solo percepito una fortissima supponenza e presunzione. Garanzie, progetti, cosa vuoi fare?, dentro o fuori. Ma chi sei? Perché non mi chiami e mi spieghi il progetto, invece di mandare messaggi? E poi, scusa: hai un progetto? Benissimo: è il tuo progetto. Quindi mettiti sotto e per un anno, un anno e mezzo o due cresci come meglio puoi facendoti tu il mazzo sulla rete (e non) dalla mattina alla sera. Poi, e solo poi, se riesci ad accumulare qualcosa, cerchi qualcuno, se no chiudi bottega. Troverai sempre quello che accetta di scrivere gratis per hobby e ok, valuta: è un cane? Caccialo e faglielo capire senza mezzi termini. è bravo? Tienilo e ringrazia l'universo. Prima o poi qualcuno accetterà di scrivere per te solo se pagato e solo dopo la tua gavetta di un anno e mezzo / due anni potrai dirgli "perdonami, non posso garantirti uno stipendio ma posso darti tot". Sarebbe almeno un pizzico più dignitoso, credo, dal momento in cui, comunque, il giornalismo non esiste praticamente più proprio grazie a questi signori.
RispondiEliminap.s: non dimentichiamoci neanche di testate giornalistiche grosse che hanno aperto un'intera sezione "blog" (uno ce l'ho pure io) pur di prendere persone, farle scrivere di qualunque cosa e non pagarle. In questo caso, per la maggior parte delle volte, l'amo della canna da pesca è il seguente: "il blog non è retribuito e puoi scrivere di tutto quello che vuoi senza alcun limite. Quanto agli articoli per la nostra testata, sentiti libero di proporre i tuoi articoli di volta in volta da free lance". Splendido. Peccato, però, che nessun articolo proposto vada mai bene per questa o quella "idea di fondo". Menomale che, almeno, su quei blog affiliati a quelle testate pare si leggano, spesso, cose ben più interessanti di quelle scritte dai retribuiti.
Stefano abbiamo accettato tutti di farlo gratis, soprattutto all'inizio, in nome di quella famosa gavetta della quale io sono un'accorata sostenitrice! Il problema è proprio questo: ora la gavetta non c'è più, se accetti di scrivere sei subito visibile e a moltissimi la paga in "notorietà" basta e avanza. Per ognuno di noi bravi (voglio essere presuntuosa) che rifiuterà un lavoro non pagato (perché ormai non tocca più a noi, data l'esperienza fatta, attendere) ci sono non più decine (come quando dovevi VERAMENTE consumarti la suola delle scarpe non solo per cercare le notizie, ma anche per andare materialmente in redazione) ma centinaia, migliaia di ragazzini anche bravi a scrivere che però non possono definirsi GIORNALISTI, ma si sentono tali perché firmano. Stanno venendo su generazioni di palloni gonfiati convinti che i "mi piace" (per lo più di parenti e amici) siano garanzia di poter fare e saper fare questo mestiere. Il risultato è un numero infinito di gente col tesserino che prima o poi vorrà essere retribuita e che non avrà alcuna esperienza più degli altri per potersi sottoporre ad una selezione vera (e qui dovremmo parlare di riforma dell'accesso all'albo, ma lasciamo perdere). E io sinceramente sono anche stanca di quelli che almeno hanno "la buona volontà di darmi qualcosina". Se mi puoi dare solo "qualcosina" il giornale non sta andando bene e nessuno ti obbliga a proseguire per questa strada in nome della "passione". Sì, è vero la passione conta. Ma gli anni di studio, di lavoro, di apprendistato, durante i quali io ho investito in prima persona per formarmi, chi me li ripaga? Mettiamola così: ho la fortuna di sapere fare anche altro, e quindi non mi strapperò i capelli se non riuscirò a fare la giornalista tutta la vita. Dovrebbero capirlo anche quelli che si incaponiscono ad aprire giornali e sanno che camperanno solo finché ci sarà gente che accetterà di lavorare non pagata. Quelli che ti hanno offerto questa collaborazione non sono diversi da altri con cui hai avuto a che fare in passato, sei tu che ti sei (giustamente) scocciato e non hai avuto remore a dirgli ciò che avresti (che avremmo) dovuto dire in tante altre occasioni.
RispondiEliminaRosaria Carifano
(commento su Fb al post)
Confermo - con te in disaccordo ma ognuno ha le sue percezioni e guai se non fosse così - , per quanto mi riguarda, una insormontabile differenza tra questi e quelli con cui sono cresciuto (in verità anche loro sono cresciuti con me e gli altri). Per il resto, Raul Montanari ha scritto: "Metà di quelli che incontri si definiscono scrittori o poeti. Persone che fanno mestieri affascinanti come il fisico atomico o la maitresse sadomaso si affannano a qualificarsi come scrittori, forti dell'aver pubblicato, nel lontano '92, un'ode nell'antologia 'Rime dal condominio' "
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